Mi piace nuotare: non sono particolarmente bravo e anzi ho imparato da solo, ma è l’attività sportiva che mi piace fare di più. A Tokyo ogni circoscrizione ha almeno una palestra pubblica con piscina; sono sempre tenute bene, anche se a volte si trovano in edifici vecchi che avrebbero bisogno di ristrutturazione. Amo molto le piscine delle circoscrizioni di Bunkyo e Shinjuku, e mi piace molto scoprire cosa si nasconde nelle altre zone della città, quindi ieri sono andato a provare il grande centro sportivo chiamato Tokyo Taiikukan, sottotitolato in inglese Tokyo Gymnasium. Lo stabile è del 1954 e nacque come stadio per i campionati mondiali di lotta, poi fu usato per la ginnastica nelle olimpiadi del 1964 e nel 2020 sarà lo stadio del tennistavolo. È stato rimodellato nella forma attuale negli anni 80 e a dirla tutta è molto bello, anche se vorrei trovare delle foto di come si presentava prima, cosa che non mi è riuscita ancora. Voglio capire quanto fosse simile alle architetture romane di Nervi – sono sempre alla ricerca di parallelismi architettonici tra Roma e Tokyo.
Ha una piscina olimpionica, che dopo anni di vasche di 25 metri richiede un po’ di rispetto. È luminosa, sorvegliatissima dal servizio di bagnini-assistenti (una impiegata scopre che sono nuovo e mi illustra le regole per l’uso), ha gli spalti per il pubblico. Nella zona delle docce c’è una grande vasca di acqua a 41 gradi per farsi un indulgente bagno: in questo si nota inesorabilmente che siamo in Giappone. Si nota anche dall’ordine e dalla pulizia con cui viene utilizzato e tenuto tutto il complesso. Le corsie della piscina sono divise per velocità di nuotata: nel mezzo i veloci, ai lati i medi e all’esterno i lenti. I comincio dai lenti, ma una persona anziana mi fa da tappo quindi passo ai medi. Nella corsia vicina vedo i siluri.
Poi esco dallo stabile e me lo godo dall’esterno. Da un terrapieno ci si può affacciare sul cantiere dell’immenso stadio olimpico in costruzione, fa un certo effetto vedere quanto veloce stia progredendo da questa estate. Chissà come cambierà la prospettiva di questa zona una volta completato.
Da tante cose si nota che lo sport in Giappone è amato e preso molto seriamente. D’altra parte si fa in modo agonistico a scuola mentre l’educazione fisica in Italia nei miei ricordi è un momento di pausa delle lezioni, al massimo con qualche scialba partita a calcio. Prima di tornare a casa vedo dei ragazzi con le divise di squadre di pallacanestro che escono dal palazzetto dello sport, c’è un campionato nazionale delle scuole superiori. Le squadre di ragazzi si raggruppano in cerchi sul piazzale: si stanno salutando dopo la prova, dopo la vittoria o la sconfitta. Sono in un raccoglimento grave: a turno uno parla e gli altri ascoltano. Hanno tutti le lacrime agli occhi e qualcuno singhiozza.