Oggi è l’ultimo giorno delle feste di capodanno in Giappone, e l’inizio dell’anno qui è preso molto seriamente. È una celebrazione civile, spirituale e familiare i cui festeggiamenti prevedono delle sessioni molto serie di pulizie, prima che scocchi la mezzanotte del primo. Il concetto è quello di entrare nel nuovo anno pulitissimo con una casa, un ristorante, una macchina altrettanto intonsi. Sulla pulizia rituale non si scherza.
Tokyo è vuota, tipo ferragosto. Tutti quelli che possono tornano a casa dei genitori. La capitale normalmente è abitata da persone venute da fuori. Negli orari normalmente di punta i treni sono vuoti, fa un effetto un po’ straniante. Tutto è decorato con rami di pino e bambù, spesso le strade sono pavesate con la bandiera nazionale del Giappone, tanto per aggiungere un po’ di amore nazionale alla celebrazione.
I negozi sono chiusi. È forse l’unico momento in tutta la vita annuale a Tokyo in cui un italiano può, ridacchiando, lamentarsi che i giapponesi non hanno voglia di lavorare. Il primo gennaio è impossibile comprare alcunché nei negozi (in realtà i minimarket-combini sono aperti), ma soprattutto per tutto il periodo delle feste è impossibile fare la cosa che avrei voluto di più: andare per musei. No es posible! Todo cerrado! Ovviamente niente piscine o altri stabilimenti pubblici.
Come si trascorre la mezzanotte? Io ero in fila per suonare la campana del tempio vicino casa mia, dal suono cupo, un po’ tetro. Il batacchio è sospeso all’esterno, sospeso con due funi, e si capisce chiaramente che è un tronco di palma. Il prete cantillava le prime preghiere dell’anno e poi ci hanno offerto una zuppa dolce di fagioli rossi. La luna era bellissima, quasi abbagliante nel cielo croccante di stelle.
Il capodanno e la sua festa
0