C’è qualcosa di potente nei sapori.
Mangiare italiano a Tokyo ormai è facilissimo, e le pizzerie -per dirne una- in media sono ottime. Si trovano ingredienti che non ci si aspetterebbe e che fanno sembrare molto più vicini al nostro paese. Questo se si vuole mangiare italiano, se sei friulano è un po’ diverso. Noi emigranti ci portiamo il formadi (formaggio), salamp (salame) nelle valigie (questo bisogna sperare che non venga sgamato perché la carne cruda non si potrebbe) e qualcuno ha anche messo bag in box da 5 litri di tocai nel trolley. Di mangiare friulano al ristorante non se parlava. Fino alla settimana scorsa, quando per una serie di allineamenti insieme a un importatore giapponese di vini friulani abbiamo organizzato una cena nel ristorante di Hirokazu. Questo Chef ha lavorato un anno in un ottimo ristorante di Colloredo di Monte Albano (UD) e la nostra terra lo ha segnato profondamente, basta dire che ha la maglietta dell Hard Rock café di Carpacco. La cena è stata commovente e io e gli altri friulani abbiamo combattuto per trattenere le lacrime. Voglio riportare il menu
Prosciutto S. Daniele e Speck di Sauris,
Luganega con cipolla sulla polenta arrostita,
Cappucci con le fricie (ciccioli di maiale),
Toc in braide (con ricotta affumicata),
Frico di patate,
Orzotto di quaglia,
Frittata di asparagi,
Cjarsons (i ravioli carnici dolci),
Gulash,
Stinco di maiale con la brovada,
Gubana fatta in casa.
Il tutto annegato un calici e calici di ottimi vini dei colli orientali, grappa piovuta sulla gubana ancora calda e picolit finale per far godere fino in fondo.
Non esiste un menù che tocca il cuore più di questo. A 10000 km di distanza dalla patria, poi. Nemmeno da noi esiste un locale unico che prepari tutta questa roba contemporaneamente. Inutile dire che io e lo chef Hirokazu siamo diventati amici per sempre.