Ho colpevolmente trascurato questo spazio personale, specie da quando ho cominciato a scrivere settimanalmente su ilpost qui
→ https://www.ilpost.it/flavioparisi/
In questa situazione difficile e pericolosa da molti punti di vista ho pensato fosse meglio aggiornare le persone che mi conoscono e chi vuole sapere cosa succede a Tokyo, quindi questo blog si rimette in moto. Continuerò a contribuire al blog de il post, nel frattempo.
Per fare il punto: il Giappone era partito come uno dei paesi più colpiti e più a rischio per il virus; l’approdo della nave da crociera, i malati lasciati liberi di disperdersi tra la folla. Si prevedeva un’impennata, invece presto la Corea del sud, poi l’Italia, poi l’Europa e gli Stati Uniti hanno moltiplicato i malati e, purtroppo, i morti. E in Giappone? quasi niente. Ricoveri per l’influenza addirittura inferiori all’anno precedente, pochissimi casi, pochissimi controlli, un senso di normalità, a parte due settimane di scuole chiuse e di telelavoro, di concerti e eventi annullati. Da questa settimana continua il telelavoro ma si sono tenuti alcuni spettacoli con assembramenti oceanici. E poi i ciliegi sono fioriti, gli universitari si sono laureati e tutto questo porta alcol bevuto, abbracci dati e ricevuti, interazioni spinte al massimo.
Ieri le Olimpiadi sono state spostate di circa un anno, Stasera la sindaca Koike, in un messaggio alla cittadinanza in diretta TV ha detto che questo fine settimana è vietato uscire per attività che non siano strettamente necessarie. È chiaro che pensa alle feste sotto i ciliegi (la scorsa domenica la gente che faceva le feste hanami era completamente fuori controllo, nei parchi), è chiaro che non ci saranno multe o polizia aggressiva (credo), ma la minaccia è la chiusura seria della città in quarantena. E nessuno vuole arrivare a questo, quindi fate i bravi, sembra dire Koike.
Adesso sono curioso di vedere se la gente riuscirà a comportarsi bene. Lì fuori c’è la primavera, i petali affascinanti che rischiano di esercitare un richiamo letale.
Mi viene in mente l’immagine che aveva Ango Sakaguchi dei ciliegi in fiore: in un suo romanzo attraverso una serie di riflessioni diventavano l’immagine stessa della morte.
Ma basta tristezza, io sto preparando i documenti per la candidatura a un bel posto di lavoro, e quando avrò finito vorrei godermi un po’ la città: mangiare fuori e fare un bel giro in moto. Rischia di essere l’ultimo per un po’.
Qui c’è una pagina (anche abbastanza piacevole graficamente) che aggiorna sulle cifre del male a Tokyo