Negli anni in cui gli social sono aumentati di volume (sia di utenti che di dB), TUMBLR è rimasto un posto per foto e progetti artistici, dove è quasi impossibile chiacchierare. Forse non ha sfondato presso il grande pubblico, ma non è detto che questo sia un difetto, l’ho sempre frequentato con assiduità variabile, ma recentemente ci ho trovato degli account che mi piace guardare. Uno di questi è quello di Fumi, che posta foto fatte durante camminate attraverso la città (LA città è per me, ove non specificato, Tokyo). Le cose su cui posa gli occhi sono le stesse che guarderei io, e nonostante posti immagini in gran quantità, c’è un filo che le lega: vederle tutte in sequenza ha un senso simile a guardare un documentario, dove nessuna foto singola punta a essere un’opera unica e indipendente, ma è parte di un racconto senza inizio o fine.
Forse anche perché Fumi nel profilo ha scritto solo “sono fumettista (mangaka)”, le sue foto mi fanno pensare alle vignette di una storia illustrata, ma per capire di più ho provato a mandare un messaggio con un invito a incontrarci per una chiacchierata. Fumi ha risposto subito, mi ha detto di essere in un periodo un po’ pieno di lavoro ma che dopo qualche settimana ci saremmo potuti vedere. E così è stato, all’appuntamento a Shinjuku non sapevo chi si sarebbe presentato perché il nome Fumi può essere di ambo i generi, come nel caso di una abbreviazione dei femminilissimi Fumiko, Fumie, Fumika, ma quando è arrivato un uomo circa della mia età con capelli lunghi permanentati e barba ho capito che non era una donna. Il nome completo è Fumihiro Kiso, professione mangaka.
Appoggiati al tavolino di un bar (cit.) Fumi mi racconta la sua carriera dagli inizi: ha frequentato l’università durante il periodo della crisi economica giapponese e una volta laureato ha deciso che tanto valeva fare qualcosa che gli piacesse, ha rispolverato la passione per il disegno e i fumetti che aveva sempre coltivato e, facendo nel frattempo altri lavoretti, ha sottoposto i suoi progetti a case editrici e concorsi per fumettari. Dopo 2 anni di questa vita lo hanno chiamato a fare l’assistente di un mangaka, cioè doveva occuparsi di disegnare sfondi e colorare. È rimasto “a bottega” per 8 anni per poi finalmente debuttare come mangaka principale presso la casa editrice Kadokawa per la quale disegna un fumetto di una storia fantasy che esce a puntate mensili.
Gli chiedo cosa fa sì che un fumetto funzioni e lui va subito al punto: “Quando proponevo le mie cose alle case editrici, mi dicevano sempre che la storia era bella, ma i personaggi e le situazioni non erano abbastanza interessanti”.
Fumi mi spiega che, oltre alla bravura nel disegno, chi propone un manga a una grande casa editrice deve fornire un mondo fatto di personaggi dalla cui interazione possono nascere infinite storie, situazioni e vicende che diventino le storie da disegnare. Molta parte del modo di raccontare le storie in Giappone è influenzata da questa spinta alla serializzazione che tende a non tracciare mai una parabola con un inizio, un apice, una ricomposizione che conduca a un finale come spesso ci aspettiamo noi occidentali.
Forse, da europeo, tendo a cercare le storie con un inizio, uno svolgimento e una fine, come quelle da romanzo o da film, e ho paura di perdermi in vicende che vanno avanti senza una risoluzione definitiva, a episodi settimanali o mensili. Poi però penso alle serie televisive e anche che alcuni libri sono nati come romanzi d’appendice. In fondo anche Pinocchio era uscito a puntate, per non parlare di capisaldi letterari di altri paesi occidentali.
Parlo con Fumi anche un po’ di fotografia -che poi è il motivo per cui l’ho contattato- e mi spiega che è un modo per spezzare il ritmo del lavoro casalingo e una scusa per prendere un po’ d’aria e vedere la città.
Occasione per trarre ispirazione per i disegni?
No, mi dice, anzi cerca di dimenticare il lavoro e concentrarsi solo sull’inquadratura. Le sue foto hanno un che di nostalgico, forse anche a causa delle tonalità tipiche delle macchine fotografiche Fujifilm, potete guardare Tokyo attraverso il mirino di Fumi qui.
Prima di lasciarci parliamo ancora di manga e gli chiedo dei consigli su opere che gli piacciono. Questi sono i suoi consigli che vi giro:
–Genshiken: la storia di un gruppo di studenti che si frequentano nel modo classico: partecipando a un club universitario. Il loro si occupa di passioni tipicamente otaku: cosplay, modellismo e, in un virtuosismo abbastanza meta, la creazione di fumetti autoprodotti
–Yokohama Kaidashi Kikō: un robot umanoide gestisce un caffè non lontano da Yokohama e Kamakura, in un futuro distopico segnato da problemi climatici e umani che interagiscono con androidi. Chiaramente anche qui l’ambientazione è molto elaborata delle storie che si sviluppano
-Kenji Tsuruta: un artista-fonte di ispirazione per Fumi che lo considera un maestro
-Il fumetto più recente di Fumi è questo, purtroppo è solo in giapponese, si tratta di una storia fantasy.Negli ultimi mesi ho incontrato più persone che disegnano per lavoro che nel resto della mia vita, è un segnale che forse dovrei provare anche io? Alla domanda piuttosto scema che ho fatto a Fumi “come si diventa bravi a disegnare?” Lui mi ha risposto che si migliora facendo, provando, imparando.
Poi ci siamo salutati, lui è andato verso Golden Gai armato di macchina fotografica, io sono andato a comprare un piccolo (primo) blocco per gli schizzi, e così adesso vediamo.