1 marzo 2022
Il sottoscritto lavorava nella sua abitazione quando un suono deflagrante lo faceva affacciare alla porta d’ingresso della medesima. Porta che non si apriva bene, in quanto ingombra di detriti caduti da un camion il cui conducente, accortosi dell’incidente, si fermava per porre in essere il recupero dei detriti di cui sopra.
Va bene, basta verbale della benemerita. Oltre all’autista ci sono due operai imbarazzati che cercano di recuperare la parte di carico che è franata sulla mia porta di casa. Il camion è stracolmo di materiale di risulta di una demolizione che stanno facendo nella mia strada, c’è una montagna di porte interne, infissi, altre parti di legno del condominio. Sembra un po’ uno di quei camion che si vedono in India e Pakistan, quelli stracolmi di paglia o altri raccolti, tanto da sembrare una esagerazione da cartone animato, però non fa tanto ridere perché se invece che su casa mia la roba fosse caduta addosso un cristiano (o shintoista o ateo se è per quello) avrebbe fatto danni seri. Invece adesso ci sono solo dei segni scheggiati sulla mia porta di ingresso. Faccio le foto al camion, alla scena del disastro, alla porta danneggiata, recupero la home page della ditta su internet e li chiamo. Sfodero un registro cortese con un tono fermo e dico che vorrei che si prendessero le proprie responsabilità (la questione responsabilità è fondamentale, di solito). Mi chiedono di mandare via mail le foto della scena e del danno, cosa che faccio subito.
Il giorno dopo mi telefona uno che capisco essere un po’ il capo, mi chiede se può venire a scusarsi e a vedere la situazione il
7 marzo 2022
Infatti viene lui con l’operaio che ha causato il pasticciaccio, si scusano togliendosi il cappello e mi dicono che pagheranno il danno una volta che io lo farò sistemare a chi voglio o, in alternativa, se ne occuperanno loro. Dico che preferisco chiedere a una ditta edile di fiducia.
Qui comincia un periodo lunghissimo in cui la ditta edile di fiducia mi fa aspettare settimane prima di mandarmi il pittore, che nel frattempo mi fa un preventivo sui 30mila yen. Lo comunico ai responsabili del danno che dicono “va bene”
19 aprile 2022
Il pittore arriva, fa il suo lavoro e lo pago. Alla fine il conto è di 35 mila, abbiamo sforato il preventivo. Penso che in caso la differenza la metterò io: è comunque un’attività di manutenzione che ci voleva. Scioccamente faccio scrivere la ricevuta a nome mio, invece che a quello della ditta che deve pagare. Altre telefonate al pittore per fargli riscrivere il foglietto a mano, timbrarlo con il famoso inkan e spedirmelo.
Passa altro tempo, telefonate per stabilire una data di incontro, per confermare che pagheranno il conto totale e finalmente il
28 maggio 2022
arriva un altro responsabile che mi porta in una busta di carta il contante, visto che pare che nell’anno di grazia in cui ci troviamo i bonifici non vadano per la maggiore. Gli porgo la preziosa ricevuta, mi dà la busta dicendo di controllare, conto le banconote e ci sono 1000 yen di troppo. Un test di onestà? Una provocazione? Una minaccia? Un semplice errore? Non lo saprò mai, gli restituisco ciò che non mi spetta, ci salutiamo, se ne va e io richiudo la porta che adesso è proprio bella.
Ma la bicicletta nessun danno?
Per fortuna e per un pelo, tutto bene.