Allora ho cominciato a fare questi giri con la bici al mattino.
Dire che ho cominciato è più una speranza perché sta per iniziare la stagione delle piogge, lo tsuyu, un mese di umidità continua con precipitazioni che non si capisce quando iniziano e quando finiscono. Per carità, importantissimo per l’agricoltura e il riso, ma toglie buona parte del piacere di stare fuori, per lo meno in bicicletta.
Insomma stamattina sono andato a fare una passeggiata a Shibuya, che è il quartiere che non dorme mai, quello dell’incrocio scramble, l’attraversamento pedonale impressionante, neon, luci, megaschermi. Al mattino non c’è quasi nessuno, e non dico le 06.40 a.m., ma alle comodissime 9. I negozi aprono tardi, verso le 11, e c’è solo un flebile flusso di gente che va al lavoro, probabilmente quasi tutti commessi che devono preparare gli scaffali e le casse.
Mentre mi aggiro per le stradine vedo un gruppetto di ragazzi, uno di loro ha una camicia con stampata la faccia di Bill Evans e la scritta Bill Evans. Comincio a fotografarlo, lui se ne accorge, si alza dal trespolo su cui era seduto, comincia a posare come un modello consumato.
“Sai di chi è quella faccia?” gli chiedo
“Non ne ho idea, la indosso senza saperne niente”.
Shibuya