Certe cose sono talmente ovvie che fanno ringraziare, tipo grazie al c.
Eppure ultimamente mi sono accorto che alcuni concetti, incredibilmente ovvi, si lasciano dimenticare facilmente, poi uno se ne ricorda e dice di nuovo ecco, grazie al c, eppure me ne ero scordato.
Il mio amico S. l’ho conosciuto che ero a Tokyo da poche settimane, 16 o più anni fa, non mi va di fare il calcolo preciso.
Per alcuni periodi ci vedevamo ogni settimana, per altri ci siamo visti poche volte in un anno, ma ogni volta è come stare con uno di famiglia, un amico di sempre.
Negli ultimi anni, un po’ per questioni sue, un po’ perché queste questioni sono peggiorate a causa del COVID, si è trovato coinvolto nella depressione. Niente mi toglie dalla testa che tra le cose che hanno influito nel peggiorare la situazione ci sia il posto in cui ha abitato per anni: un appartamento che dava su una strada ad alto scorrimento, ogni giorno tutto il giorno rombo di macchine, moto, camion e altri mezzi pesanti. Dava perché adesso non abita più lì, l’anno scorso ha sposato una donna e insieme hanno trovato una casa in una cittadina vicino alla costa Shōnan, Zushi. Lo scorso fine settimana sono andato a trovarli, mi hanno invitato a rimanere a dormire da loro. Ho deciso di raggiungerli in moto anche se è la strada è un po’ lunga e non particolarmente interessante, dopo due ore di guida abbiamo inaugurato una sessione di birrette, snack per accompagnarle e chiacchiere per aggiornarci sulla situazione degli ultimi mesi. Poi siamo usciti con le bici e abbiamo girato per Kamakura assaggiando gelati, altri snack, birrette artigianali in un localino un po’ gentrificante e stiloso al cui interno fanno anche eventi artistici, mi hanno detto.
È stata una esplorazione perché S. e sua moglie abitano in zona da tre mesi, e sono ancora alla ricerca dei posti di cui diventare clienti abituali. Siamo tornati a casa dopo una sessione di yakitori (il posso sugli spiedini) e altre birre al termine della quale non ho capito se avevo ormai cenato o meno.
Arrivata la sera siamo usciti di nuovo per inanellare altri due locali in cui abbiamo bevuto, mangiato, chiacchierato tra noi e con i clienti trovati. In particolare un baretto in cui si beve in piedi promette molto bene in fatto di frequentazione futura, è candidato a essere un posto abituale per S. che è prontamente diventato amico dell’oste. Oste che, fattasi l’una, ci ha cortesemente fatto sgombrare, non siamo a Tokyo e a una certa si chiude.
La mattina seguente andiamo al mare per fare quello che, insieme ad altri fattori, ha ripescato S. dalla depressione: il surf. Da ragazzo S. andava a cercare le onde a Bali e in altri posti caratteristici, e mi ha sempre parlato di questa sua attività come di quella che gli piace di più, la prima passione tra le tantissime che ha.
Mi porta e mi insegna come usare la tavola, il longboard. Nonostante ci troviamo nel posto meno naturale o selvaggio del mondo per surfare (siamo in mezzo a decine di altre persone che aspettano l’onda, dietro ci sono famiglie, bambini, la spiaggia è piena di gente), capisco l’energia unica che si percepisce surfando e come può sconvolgere la vita a chi se ne innamora. Riesco persino a tirarmi su in piedi e mi faccio, senza cadere se non alla fine, forse 4 o 5 onde nell’ora e mezza che stiamo lì.
Pranziamo con i bianchetti crudi sul riso, una specialità di questa zona che compro anche da portare a casa; per me è ora di tornare nella metropoli, non ho voglia di farmi quasi due ore sotto il sole rovente di questa domenica ma pazienza.
Sulla via del ritorno attraverso la zona industriale del porto di Yokohama, una serie di strutture industriali, viadotti sospesi a 4 o 5 livelli completamente privi di traffico, mi distraggo, esagero col gas e una simpatica pattuglia della benemerita polizia di Kamagawa mi ferma, documenti, sa a quanto andava, sa quanto è il limite, non lo so agente. Insomma multa.
Potrei dire che è assurdo, il limite era bassissimo, con tanta gente che fa di peggio, dai, un furto, ma la verità è che sono così in pace con tutto che pazienza, avevo torto e si sta meglio accettando la situazione, qualche volta.
Dovere pagare e perdere 2 punti della patente e non prendersela, mi sembra strano ma allo stesso tempo, grazie al surf e grazie al passare delle bellissime giornate con i migliori amici. Ecco, grazie al c.