Negli anni mi è capitato di viaggiare con le mie bambine, sia in formazione familiare completa che con una di loro alla volta. Potrebbe sembrare una cosa pesante, ma secondo me ha principalmente lati positivi, ci si fa compagnia e si può approfittare per godere nuove esperienze.
Qui ho raccolto alcuni consigli che mi sembrano utili, per lo meno io li avrei ricevuti con piacere.
CIBO:
portarne sempre come se quasi non se ne trovasse negli aeroporti o sull’aereo. Viaggiando non sempre si riesce a mangiare quello che si vuole e poi, diciamo la verità, il cibo in aereo fa schifo, lo si mangia solo per noia, perché lo si ha davanti. Magari le cose cambiano in business o first, magari. Tra le cose migliori che si possono portare in cabina c’è il pane (farcito a guisa di panuozzo o anche da solo), la pizza, la frutta, i taralli, verdure non troppo acquose tipo carote e finocchi, e se si parte dal Giappone i santi onigiri. Non tutti sanno che i bambini hanno diritto a portarsi l’acqua anche quando attraversano il controllo bagagli: è utile avere una borraccia da affidare all’infante così se la vede lui, e voi genitori siete inattaccabili. Alcuni aeroporti (su questo Deutschland über alles) hanno le fontanelle per riempire le vostre bottiglie, e via andare.
RITMO SONNO/VEGLIA ED ECONOMIA DELLA STANCHEZZA:
prima del volo è meglio che i bambini siano stanchissimi stravolti, motivo per cui è molto meglio prendere un volo che parte la sera tardi. Se questo non è possibile, svegliare i bambini presto all’alba e farli scatenare il più possibile prima di imbarcarsi, idealmente all’aperto così che si becchino un po’ di esposizione al sole e la vitamina che questo regala.
Nel caso di attese in aeroporto (tra il check-in e l’imbarco o tra un atterraggio e la ripartenza di una coincidenza) cercare la zona bambini per farli sfogare. Non ho mai visto parchi giochi negli aeroporti italiani, ma in molti paesi all’estero sono la norma. In Giappone sono delle zone morbidose in cui accedere senza scarpe, in Germania sono molto simili ai giochi che si trovano nei parchi. Un discorso a parte lo meriterebbe l’area bambini dell’aeroporto di Mosca. Quando ancora ci transitavamo per cambiare aereo, ci dirigevamo automaticamente verso questa stanza chiusa dietro una porta: ci si trovava davanti un tavolo a cui fare l’accettazione interagendo con due signore russe sovietiche in grembiule d’ordinanza che chiedevano di vedere il passaporto usando solo la lingua di madre russia. Alla domanda “english?” Rispondevano con un’espressione statica, ruvida, arcigna: “niet”. Nell’area bambini dell’aeroporto internazionale Sheremetyevo solo la lingua di Go’gol.
All’interno c’erano un paio di stanze con tappeti e dei giochi antiquati male in arnese, oltre a divani e libri e riviste, sembrava più il salotto di alcuni parenti che un parco per bambini. Lì le mie bambine hanno giocato con loro omologhi dell’Uzbekistan e di altri posti che conosco solo dall’elenco delle bandiere in fondo all’atlante. All’uscita, al momento di salutare le signore severe di cui sopra, le mie bambine -istruite da me- hanno ringraziato in russo e in quel momento la realtà per come l’avevo conosciuta fino ad allora si è sfaldata: le due guardiane si sono spalancate in un sorriso esplosivo rispondendo “пожалуйста!!” e distribuendoci caramelle. L’ultima volta a Mosca ci siamo chiusi alle spalle la porta di quel mondo pre-Eltsin senza sospettare lontanamente quello che sarebbe successo dopo.
Ma divago.
Questa volta la mia quattrenne, a Francoforte ha fatto amicizia con una bambina indiana residente in Polonia e, non avendo lingue in comune con questa, veniva regolarmente a chiedermi come si dicesse “come ti chiami” o “giochiamo” nella lingua della bambina. Io ho tentato il colpo di teatro suggerendole le stesse frasi in lingua hindi, poi guardando la faccia quasi sconvolta della madre della bambina ho capito che aveva funzionato.
Poi, dopo lo scambio di disegni colorati, letterine con auguri di buon viaggio, la bambina è andata a prendere il volo con la madre ed è arrivato un bambino che portava con sé un’intera valigia piena di giocattoli, prestati generosamente a tutti gli utenti dell’area giochi. Ho il sospetto che alcuni dei giochi fossero appartenuti a suo padre in quanto dichiaratamente vintage. C’erano, per dire, quei contenitori di acqua in cui si schiaccia un tasto e fluttuano gli anellini da infilare nei gancetti, e un pupazzo dei turtles, se non sbaglio Leonardo. Gli incontri negli aeroporti sono preziosi, e per i bambini possono essere molto significativi. Ricordo ancora l’attesa di un volo da Atene in cui -devo aver avuto 6 anni- ho giocato con un bambino inglese che mi ha fatto maneggiare dei meravigliosi soldatini di metallo, ovviamente dell’antica grecia.
Fedele alla tradizione delle contusioni pre-imbarco, la quattrenne è caduta da una piccola parete da scalare ma, a differenza dell’anno scorso quando si è aperta il mento rendendo la maglia una sindone sanguinolenta, stavolta l’emorragia è stata solo interna e ridotta a una chiazza violacea.
BAGAGLIO:
mettete tutto il possibile nel bagaglio a mano e tenetelo sempre a portata. In particolare è il caso di portare più cambi possibili, magari mettendoli nello zaino in spalla ai bambini. Non c’è limite alla capacità di sporcarsi, versarsi roba addosso,inzaccherarsi, rotolarsi ovunque, sbregare i vestiti. Per non parlare della possibilità di rimanere bloccati da qualche parte del globo e dover passare la notte in albergo. L’anno scorso mia figlia, all’atterraggio a Tokyo, ha riproposto una selezione dei recenti pasti sui suoi vestiti e sulla vicina, una sconosciuta americana veramente sfortunata quanto brava ad abbozzare.
Oggetti da avere assolutamente: spazzolino, cerotti, fazzoletti, un piccolo sciugamano, salviette umidificate magari intrise di alcol, elastici per i capelli, libri da fare leggere.
ATTIVITA’:
durante il volo lasciare fare ai bambini quello che vogliono, anche se normalmente non permettete di vedere una riga di 3 film uno dopo l’altro. Stare seduti per ore e ore è una tortura per gli adulti, figuarsi per i bambini il cui ideale è stare con i coetanei, correre, giocare e gridare nei cortili. Quello che succede sull’aereo rimane sull’aereo e pazienza se si infrangono alcune regole. Ovviamente nel rispetto degli altri viaggiatori che, anche se adulti, hanno i loro diritti
BUON VIAGGIO ovvero शुभ यात्रा
Deve essere comunque una bellissima esperienza viaggiare coi propri bimbi