Avete presente quelle notizie di colore dal paese in cui abito, quelle che fanno istantaneamente “Questo pazzo pazzo Giappone”?
Sì, dai, il palazzo tutto pieno di roba da spaccare con una mazza per liberare lo stress, il sushi servito sul corpo nudo di una donna, servizi particolari di donne a pagamento, e non voglio nemmeno entrare nel tema distributori automatici di capi di abbigliamento.
Ecco, si tratta spesso di cose parzialmente inventate, completamente false o travisate. In alcuni altri casi, invece, sono fatti verissimi che nella realtà sono ancora più matti e allo stesso tempo sensati.
La scorsa primavera ha fatto notizia, qui in Giappone, la comparsa di un distributore automatico da cui comprare capsule di plastica dentro le quali c’è una foto-tessera di un completo sconosciuto. In tutta Tokyo ce n’è solo uno (anche troppo, qualcuno potrebbe pensare) ed è vicino casa mia: ovviamente nei primi giorni dopo l’installazione sono andato a comprarne una (2 euro circa) e mi è capitata una donna in completo da CV, pronta per il colloquio di lavoro.
La settimana scorsa, dopo mesi da questo acquisto d’impulso, il programma TV di cui sono ospite mi ha invitato a tornare lì per documentare il tutto. Nel frattempo le facce da collezionare erano aumentate: c’era una nuova serie di personaggi (che in realtà sono persone) e -mio gran privilegio- ho potuto incontrare l’inventore del tutto, il signor Terai che è arrivato tutto pimpante in bicicletta.
“Tutti me lo chiedono: sono persone reali, miei amici e conoscenti. C’è anche mio fratello” dice.
“Tutti quelli a cui ho chiesto se potevo fare le foto e usarle in questo modo mi hanno detto di sì subito. Ho scelto quelle in cui erano venuti peggio perché mi sembravano più reali”
Dalla scorsa primavera le capsule hanno venduto a migliaia, mi dice, ma la domanda più ovvia è perché gli è venuta questa idea e che senso ha il tutto.
“Durante la pandemia le persone si sono allontanate, guardarsi in faccia, senza la mascherina, è diventata una cosa rara, e contemporaneamente siamo circondati da foto di gente che le posta sui social mettendosi in posa, scegliendo inquadratura e effetti che rendono il tutto irreale. Ho pensato che a tutti facesse piacere i volti spogli, semplici, quelli che si fanno nelle macchinette automatiche per la patente o il curriculum. E così è stato: molti vengono qui cercando di beccare la foto di questo signore, vedi?”
E mi indica il ritratto di un tipo sui 60, lo sguardo fisso all’obiettivo
“Lui sta ancora cercando lavoro. E poi c’è questo, che è il padrone del negozio di toelettatura per cani davanti a cui ho messo il distributore”.
E’ vero, l’ho visto prima, è proprio lui.
Terai san è divertitissimo mentre spiega le storie dei protagonisti e delle loro immagini: “Alcuni comprano le capsule e vendono le foto-tessere on line, specie quelle più rare”.
Quando stiamo per salutarci mi viene la curiosità e gli chiedo che cosa faccia di lavoro nella vita. Qui si apre un mondo: Terai san è uno scrittore, inventore, creativo autore di cose che gridano “questo pazzo pazzo Giappone”
Qualche esempio: Rikon shiki. Mentre kekkon (matrimonio) shiki (cerimonia) sono normali nozze, rikon significa divorzio. Con la sua agenzia è possibile celebrare la separazione con tutti i crismi, in un tempio o al ristorante, con un bel ricevimento. L’idea è quella di prepararsi a ripartire con la propria vita, e ha un certo successo: per ora ne ha organizzate circa 700. La cerimonia prevede delle martellate alla fede nuziale, e la pratica è apparsa in sceneggiati televisivi e manga. Tra i gadget per le coppie (non ancora divorziate) c’è il modulo per il divorzio (basta compilarlo per non essere più sposati, in Giappone) decorato con immagini horror, da tenere appeso in casa come amuleto contro la decisione definitiva.
Da questo progetto è nata un’altra idea dalla mente del vulcanico Terai: un’agenzia per facilitare il pianto, attività necessaria da fare mensilmente per sciogliere lo stress accumulato. Al sito “ruikatsu”, che letteralmente significa vita con le lacrime, si può ordinare un video commovente, seguire conferenze sui benefici del pianto, essere seguiti da un sommelier delle lacrime (che è anche musicista). ascoltare storie lacrimevoli e trovare un partner con cui scambiare esperienze che portano al pianto. Tra le opzioni c’è anche un narratore di nakugo che, a differenza del rakugo (spettacolo tradizionale comico) fa commuovere. Naku infatti significa piangere. Per qualche motivo egli si esibisce in costume tradizionale del Bhutan.
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