All’incrocio di Nukebenten, in una zona residenziale a dieci minuti a piedi dalla gigantesca stazione di Shinjuku, una violinista suona la prima parte del canone di Pachelbel accompagnata da una cassa bluetooth. Fa parte del comitato elettorale di Karen Yoda, la candidata a presidente del consiglio municipale di Shinjuku, una delle 23 porzioni in cui è divisa l’area metropolitana di Tokyo. Yoda, che sta parlando al megafono lì vicino, è candidata alle elezioni del 13 novembre come alternativa al presidente attuale, un uomo alla coalizione di destra al governo nella circoscrizione in cui ci troviamo e nel parlamento nazionale. Karen Yoda è una donna transgender.
Mi avvicino a un uomo che sta distribuendo dei fogli con il programma elettorale e, datomene uno, mi dice, senza che io domandassi niente “io sono il partner di Karen!” con uno sguardo orgoglioso. È Kenji Kawate, mi dà il suo biglietto da visita, gli scriverò per trovare un momento in cui realizzare un’intervista con Yoda.
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