La gestione del traffico nelle città indiane, se avesse una indicazione di tempo come il movimento di una sinfonia, sarebbe disastro calmo.
Gli spazi vengono occupati in modo caotico e fluido, le regole della circolazione e le precedenze sono basate sulla stazza del veicoli, sulla sfacciataggine del guidatore e altri eventi tipo bestie sulla carreggiata, buche o materiale edile lasciato lì in attesa di essere usato domani, tra un mese o un anno.
Attraversare la strada da pedone, in tutto questo, può essere problematico ma è una cosa che, come andare in bicicletta o stare a galla nel mare, una volta imparata non si dimentica. Nonostante la mia vita nella capitale del Giappone, una volta sulle strade di Varanasi il mio corpo ha ricordato come fare: si vede uno spazietto nel flusso dei veicoli e ci si butta, puntando gli occhi del guidatore in linea di collisione e facendo attenzione che si sia accorto della nostra presenza. Il che succede sempre perché la gente è naturalmente attenta a tutti gli accidenti che si possono incontrare guidando. A quel punto egli suonerà il clacson in un modo che si può tradurre con “ti ho visto, vai ma muoviti” e si è pronti per agganciare lo sguardo di chi guida i veicoli sulla prossima carreggiata. Così fino al marciapiede opposto.
Passare al livello successivo significa usare dei tricks da esperto, ad esempio alzare la mano per fermare o fare rallentare la macchina che sta arrivando, ma la cosa che più di tutte mi fa sentire un nativo è quando mi trovo negli ingorghi fatti di motorini e pedoni e per passare afferro gli scooter o li sposto spingendoli dolcemente ma con decisione. Essere pedoni nel traffico indiano è un po’ una trafila hegeliana di tesi-antitesi-sintesi, un mercanteggiare sui tempi e sugli spazi come si fosse al mercato, una trattativa silenziosa fatta con il corpo.
Purtroppo non tutte le città sono piacevoli da percorrere a piedi come Varanasi, dove anche il traffico è compenetrato di mastī, la gioia flemmatica locale. In altre città spostarsi a piedi è quasi impossibile perché tutto lo spazio è stato ceduto alle macchine e chi guida quasi non si aspetta di trovare dei pedoni davanti a sé. Le simpatiche regole dell’attraversamento stradale diventano un po’ impraticabili e pericolose se vi trovate già a Jaipur; Bombay e Dilli non ne parliamo.
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