Clinica ortopedica, controllo settimanale per la frattura al radio. Al mattino le porte aprono alle 8.50; alle 8.30 c’è già una piccola coda davanti alla porta, fuori sul marciapiede. Mi metto dietro all’ultima della fila, una donna forse della mia età o forse sulla trentina, non capisco bene perché tutti abbiamo la mascherina e lei ha anche il cappuccio della felpa tirato su.
Le porte si aprono, tutti ci spostiamo nell’ingresso, da lì bisogna salire al piano superiore per prendere i biglietti numerati e aspettare la visita. Ci sono le scale ma qualcuno ha bisogno di prendere l’ascensore, dopotutto siamo tutti qui per problemi alle ossa, quasi nessuno è giovane. La donna davanti a me prende le scale, io la seguo, facendo quello che bisogna fare quando si è in fila: rimanere dietro a chi ci sta davanti. Mentre saliamo si sente, alle nostre spalle, una voce lamentarsi su come, insomma!, bisogna rispettare la fila, non è possibile passare avanti al prossimo! Arrivati al piano di sopra aspettiamo che la fila si riformi e chi ci stava davanti prenda il biglietto prima di noi, ma il signore che si lamentava continua, insistendo, e comincia a rivolgersi in modo molto aggressivo alla donna davanti a me. Lei si ritrae un po’ ma cerca di fargli notare che non abbiamo ancora preso il numero, lui continua incurante, allora subentro io.
«Guardi che siamo saliti ma stiamo aspettando l’ordine della fila, invece di stare qui a litigare, prenda il biglietto e procediamo»
Lui: «Sì ma se c’è una fila va rispettata, noi eravamo prima»
Io: «Infatti noi siamo qui che aspettiamo, non vede? non ha capito?»
Lui: «sì ho capito, ma…»
Io: « Se ha capito, PREGO!» indicando il posto in cui si prendono i biglietti.
Lui mi lancia uno sguardo tra l’offeso e l’irato, tace e procede.
Dopo pochi minuti la donna che era davanti a me in fila e che avevo perso di vista si avvicina e mi regala una bottiglietta di tè dicendomi «grazie per prima»
Racconto l’episodio a mia moglie e lei mi dice una parola (rōgai, 老害) che si può tradurre con “i danni provocati alla società dalla gerontocrazia”.
Tutto questo mi fa concludere che:
– le file sono la più grande fonte di litigi in tutti i posti del mondo
– le dinamiche litigiose dei rapporti tra età e sessi diversi più o meno seguono sempre la corrente di aggressione verso chi si ritiene essere più vulnerabile
– è la prima volta nella mia vita in cui, alla fine di una discussione, non sto a rimuginare cose tipo “ah! a quel punto avrei dovuto dirgli questo, perché non ci ho pensato!”