Sul kabuki ci sono librerie intere di testi che spiegano questa arte meglio di quanto possa fare io in questo post. Qui c’è quello che il kabuki è per me, un italiano amante dell’opera. La prima volta al teatro Kabuki-za di Ginza, quando si è aperto il sipario sono rimasto paralizzato e dopo 10 minuti mi sono accorto che la mascella mi era rimasta giù: devo aver avuto una faccia da personaggio sbalordito dei cartoni animati. Il Kabuki crea la meraviglia con costumi, musiche, trucchi, coreografie e storie che risucchiano il pubblico. È un teatro nato per la classe media delle città, sofisticato abbastanza per ricercare l’eleganza e allo stesso tempo rimasto ancorato a storie e rappresentazioni semplici. (Qui uno spettacolo a quello della mia prima esperienza) Da qualche parte ho letto che mentre il teatro occidentale rappresenta, il Kabuki presenta. Ci penso sempre e mi sembra la via più utile per capirlo, o forse goderselo senza volerlo capire troppo. Il pubblico del Kabuki non vuole imparare niente, non cerca messaggi, ma solo la bellezza della storia fatta di recitazione, musica e movimenti scenici. Le vicende riguardano condottieri, guerrieri, dame (impersonate da attori in travestimento), bambini, monaci, commercianti, poveri cristi […]
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Come è cambiata la tua vita ultimamente? Che lati positivi ci sono? Hai paura? Cosa succederà adesso? Risposte di quelli che ho incontrato per strada nella seconda metà di marzo 2020 a Tokyo.
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Nei giorni scorsi sono andato al parco di Yoyogi e in altri posti vicino casa. La incongruente nevicata di oggi ha chiuso la stagione della fioritura, credo, e comunque meglio così piuttosto che avere la tentazione di uscire a festeggiare.Facciamo un hanami guardando i fiori sugli schermi.
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Dopo l’annuncio della sindaca Koike che minacciava la quarantena per Tokyo se ci fossero stati peggioramenti, molta gente si è fiondata ai supermercati per comprare istintivamente quanta più roba possibile. È un comportamento umano, già visto in altri posti: comprensibilmente molti volevano evitare di uscire sabato e domenica, come richiesto, ma come conseguenza si sono ammassati in fila fuori dai negozi giovedì e venerdì. Tutto questo ha senso? È un segno di responsabilità o di perdita di controllo?Anche io oggi sono passato dal supermercato vicino a casa mia e verso le 16 era piuttosto vuoto di clienti e di prodotti. Come indagine antropologica ho provato a vedere cosa era stato predato e cosa rimaneva. Il riso era pochissimo, nonostante qui si venda solo a pacchi non da 3 chili in su. Ne rimanevano due sacchi, abbandonati. Ma la sorpresa è stata vedere l’alto gradimento per la pasta: chiaramente negli ultimi anni ha scalato le classifiche e adesso è considerata un alimento standard, da abbinare ai sughi pronti, quasi tutti requisiti. Dopo gli innumerevoli meme visti su pagine italiane ho provato a cercare il lievito (anche perché mi serviva, in realtà): niente, tutto andato. Mi sa che questa si configura come […]
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Ho colpevolmente trascurato questo spazio personale, specie da quando ho cominciato a scrivere settimanalmente su ilpost qui → https://www.ilpost.it/flavioparisi/ In questa situazione difficile e pericolosa da molti punti di vista ho pensato fosse meglio aggiornare le persone che mi conoscono e chi vuole sapere cosa succede a Tokyo, quindi questo blog si rimette in moto. Continuerò a contribuire al blog de il post, nel frattempo. Per fare il punto: il Giappone era partito come uno dei paesi più colpiti e più a rischio per il virus; l’approdo della nave da crociera, i malati lasciati liberi di disperdersi tra la folla. Si prevedeva un’impennata, invece presto la Corea del sud, poi l’Italia, poi l’Europa e gli Stati Uniti hanno moltiplicato i malati e, purtroppo, i morti. E in Giappone? quasi niente. Ricoveri per l’influenza addirittura inferiori all’anno precedente, pochissimi casi, pochissimi controlli, un senso di normalità, a parte due settimane di scuole chiuse e di telelavoro, di concerti e eventi annullati. Da questa settimana continua il telelavoro ma si sono tenuti alcuni spettacoli con assembramenti oceanici. E poi i ciliegi sono fioriti, gli universitari si sono laureati e tutto questo porta alcol bevuto, abbracci dati e ricevuti, interazioni spinte al massimo. Ieri […]
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