Ho conosciuto Shiori durante una conferenza. Era un incontro promosso da una ONG che si occupa di difendere le donne vittime di violenze sessuali e sostenerle con aiuti psicologici e legali. Shiori Itō era lì per raccontare la sua storia e salutare la nascita di questa organizzazione dal nome primaverile: Mimosa. La sua storia è questa: il 4 aprile 2015 Shiori, giornalista che all’epoca lavorava tra Tokyo e gli Stati Uniti, è a cena con un collega molto importante per parlare di lavoro. Le cose non vanno come dovrebbero e in seguito ai fatti di quella notte verrà istruito il processo per stupro più deflagrante nel Giappone degli ultimi decenni. Shiori ha in seguito scritto tutta la storia nel libro Black Box, si è esposta ed è diventata la voce più significativa del movimento #metoo che all’epoca stava cominciando ad estendersi in questa parte dell’Asia. La sua visione è quella di una donna nata in Giappone ma abituata alla vita all’estero, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Nei suoi discorsi si nota una costante comparazione tra paesi esteri progressisti, attenti alla condizione della donna, e il Giappone ostile al cambiamento sociale e saldamente nelle mani di uomini anziani. Nel frattempo […]
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KUSAI significa puzza in giapponese. Kusaya quindi somiglia un po’ al termine puzzone.L’odore in effetti è esplosivo, e quando ho chiesto di vedere come si fa, dopo 20 minuti passati nei locali di produzione i vestiti e la mascherina erano inservibili. Il procedimento è veramente unico: si pulisce il pesce fresco, lo si lava e lo si mette in una salamoia per 24 ore. Questa salamoia è il punto centrale: si tratta infatti di una salamoia di recupero, già usata per altre marinature e quindi ricca dei succhi secreti dagli altri pesci. Questo “tesoro” è una sostanza viva, conservata per decenni, usata per il pesce e poi lasciata fermentare in contenitori sotterranei con un ritmo ben preciso per non farla stancare. La si rabbocca con acqua e sale. Questo all’inizio mi ha fatto pensare al garum dei nostri antenati, ma a quanto pare includeva le interiora che qui sono assenti. Alla fine somiglia a una colatura di alici “impura” e lasciata fermentare.Il pesce così trattato viene poi asciugato e fatto parzialmente essiccare, come per un normale himono, la tecnica tradizionale di conservazione del pesce giapponese. La cosa che mi affascina di più di questo processo è la causa scatenante: gli […]
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Il 25 aprile del 1945, mentre in alcune zone dell’Italia erano già libere, nella mia città c’erano ancora i tedeschi. Udine è l’ultima città in una pianura prima delle montagne che portano all’Austria, ed è stato l’ultimo passaggio urbano della ritirata tedesca a nord-est, La vera e propria liberazione c’è stata il primo maggio, 75 anni fa. https://vimeo.com/410216577/a9803edfcf Questo film (disponibile solo per oggi) è stato filmato da un partigiano che era anche un videoamatore. È un documento fenomenale, l’unico di questo tipo per quei giorni. Nella prima parte si vedono le truppe naziste che escono dalla città. Chi riprende è dentro una casa, si vede la prudenza nel tenere la macchina da presa, tenuta nascosta il più possibile, le imposte fanno da quinta. Sembrano le riprese di un film di guerra in soggettiva, ma è la realtà. Mi chiedo se quelle truppe che se ne vanno con i cannoni trainati da cavalli e buoi sono i responsabili delle ultime stragi naziste avvenute prima di lasciare la nostra regione. Stacco. Poi ci sono delle immagini dei primi partigiani che prendono possesso degli spazi urbani: hanno uniformi di fortuna, elmetti presi ai tedeschi, vestiti scompagnati. Si vede via Veneto a Udine […]
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Sul kabuki ci sono librerie intere di testi che spiegano questa arte meglio di quanto possa fare io in questo post. Qui c’è quello che il kabuki è per me, un italiano amante dell’opera. La prima volta al teatro Kabuki-za di Ginza, quando si è aperto il sipario sono rimasto paralizzato e dopo 10 minuti mi sono accorto che la mascella mi era rimasta giù: devo aver avuto una faccia da personaggio sbalordito dei cartoni animati. Il Kabuki crea la meraviglia con costumi, musiche, trucchi, coreografie e storie che risucchiano il pubblico. È un teatro nato per la classe media delle città, sofisticato abbastanza per ricercare l’eleganza e allo stesso tempo rimasto ancorato a storie e rappresentazioni semplici. (Qui uno spettacolo a quello della mia prima esperienza) Da qualche parte ho letto che mentre il teatro occidentale rappresenta, il Kabuki presenta. Ci penso sempre e mi sembra la via più utile per capirlo, o forse goderselo senza volerlo capire troppo. Il pubblico del Kabuki non vuole imparare niente, non cerca messaggi, ma solo la bellezza della storia fatta di recitazione, musica e movimenti scenici. Le vicende riguardano condottieri, guerrieri, dame (impersonate da attori in travestimento), bambini, monaci, commercianti, poveri cristi […]
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Come è cambiata la tua vita ultimamente? Che lati positivi ci sono? Hai paura? Cosa succederà adesso? Risposte di quelli che ho incontrato per strada nella seconda metà di marzo 2020 a Tokyo.
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