Non voglio andare a Toyosu! È una vergogna per i politici, per quei cretini del comune, per il Giappone! No, non ci voglio andare! Così mi risponde stamattina un signore che squama una orata al mercato, quando gli chiedo se è pronto per il trasloco. Il tono è quasi quello di un piagnisteo. C’è un’aria strana a Tsukiji in questi giorni, siamo entrati nell’ultima settimana di attività commerciale, poi da lunedì prossimo basta, finito, si prende tutto e si porta a Toyosu, oltre il ponte, in un posto nuovo che speriamo abbiano bonificato dai residui da ex deposito di carburanti. Il mercato di Tsukiji, o come chiamano tutti quelli che lo frequentano 市場, “IL mercato”, è il posto più antico che io conosca a Tokyo che ha mantenuto la sua funzione, e mi sono accorto che avevo dato per scontato che sarebbe rimasto lì in eterno. Dopo un tira e molla durato anni ormai siamo alla fine, il mercato ottantenne ci lascia. È vero che a pensarci bene alcuni anfratti non sono proprio da premio per l’igiene, e ho letto che una città intera di topi dovrà trasferirsi quando spariranno gli avanzi che ogni giorno rimangono a terra. qui la […]
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Negli ultimi giorni ho passato un po’ di tempo con i vecchietti. C’è stata la sagra del nostro quartiere e alla cena finale con i notabili del comitato abbiamo bevuto sake e chiacchierato. Mi hanno detto che nel nostro quartiere c’era un cinema ora scomparso e una linea di tranvai portava fino ad Akihabara: quanto sarebbe comodo averlo anche adesso. Mi affascina molto capire come era la vecchia Tokyo, forse proprio perché per trovarne le tracce bisogna mettercisi d’impegno, non come in Italia che quasi tutto rimane. Quella notte sono andato a dormire e ho sognato me stesso che usciva dal cinema del quartiere bello come un teatro d’altri tempi e prendeva il tram per arrivare fino ad Akihabara. Mi sono svegliato come uscendo dalla macchina del tempo, ho cercato su internet le foto del cinema e a quanto pare la mia immaginazione onirica ci si era avvicinata. Ieri sono andato verso ovest e, passando per Nakano, ho pensato di andare a vedere un posto di cui un amico architetto mi aveva parlato: Heiwa no mori koen, il parco del bosco della pace. Il nome benaugurante contrasta con il fatto che qui si trovava una prigione usata dall’impero giapponese […]
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Non ci vado così di frequente, ma gli spettacoli di Kabuki mi piacciono moltissimo e ogni volta, quando esco, mi dico che dovrei andarci più spesso. Per una coincidenza fortunata ho trovato due biglietti per lo spettacolo di ieri sera: una rivisitazione della storia di Genji, il principe splendente, con Ichikawa Ebizo nella parte del protagonista; una produzione nuova in molti sensi. Già dall’inizio si è capito che non era un normale spettacolo di kabuki: un clavicembalo ha iniziato a suonare e un contraltista americano vestito in abiti di scena giapponesi ha cantato un’aria di Dowland. Insomma sul palco c’era un grosso mosaico formato da kabuki, musica vocale europea del diciassettesimo secolo, noh, teatro moderno, danza, computer art proiettata sia come sfondo all’azione scenica che come elemento a sé stante, musica strumentale suonata dal vivo. La storia del principe splendente è complessa perché già il libro che la contiene è ricolmo di personaggi, sul palco le scene più toccanti sono state la morte della prima moglie di Genji a causa dell’influsso di un demone (rappresentato con stilemi e suoni del noh) e l’addio di Genji a suo figlio al momento di lasciare temporaneamente la capitale. In realtà l’attore Ebizo ha […]
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Oggi c’è stato un terremoto molto forte a Osaka, del sesto grado giapponese. Dovrebbe essere più forte di quello che si è sentito qui a Tokyo nel marzo 2011, e questo mi fa rabbrividire perché per me quello è stato il massimo tollerabile, credo. Pare sia stato però più breve, anche se a una profondità molto ridotta e quindi violento. Come al solito questi eventi creano una bolla i cui confini sono quelli dei danni subìti: qui non si è sentito niente e la vita è proseguita per tutta la giornata come al solito, a parte dei messaggi dall’Italia con cui amici e parenti si sinceravano che io stessi bene. Subito riverberati verso i miei amici che abitano nel Kansai. Qui alcuni tweet dell’evento: le macchine sballottate, l’acquedotto scoppiato, persone sulla massicciata, gente che spinge a mano un treno. 地震で動かなくなった御堂筋線電車をみんなで押してる。帰れますように。 pic.twitter.com/BjjVse9zpS — tak (@hIZSMzFwodb9Vgy) June 18, 2018
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L’anno scorso ho scoperto e frequentato per un po’ un bar vicino alla stazione di Shinjuku, si chiama Stick. È un ambiente che si conserva praticamente intatto da 40 anni, un posto in cui ascoltare il jazz con i dischi mentre si beve, principalmente whiskey allungato con l’acqua (ma hanno anche vermuth italiano). Non è sulle mappe, nelle guide e fino a pochissimo tempo fa neanche su google, la prima volta che sono entrato gli avventori mi hanno riempito di domande su come fossi finito lì, loro frequentano tutti il posto da almeno 30 anni. Sul muro c’è una gigantografia di Miles con Jack Dejohnette fatta nel periodo elettro-funk, e il proprietario, Wariya san, è l’anima del posto: un padrone di casa settantenne che sceglie i vinili, avvia la conversazione e parla delle sue passioni che sono le immersioni, il jazz e -intuisco- le donne. Dall’anno scorso per un po’ non ci sono più passato per vari motivi, principalmente perché Tokyo è talmente vorace che consuma il tempo senza che uno se ne renda conto, ma una amica mi ha scritto che il bar Stick avrebbe chiuso a fine maggio. Mi sono reso conto che avevo data per scontata l’eternità […]
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