Oggi è l’ultimo giorno delle feste di capodanno in Giappone, e l’inizio dell’anno qui è preso molto seriamente. È una celebrazione civile, spirituale e familiare i cui festeggiamenti prevedono delle sessioni molto serie di pulizie, prima che scocchi la mezzanotte del primo. Il concetto è quello di entrare nel nuovo anno pulitissimo con una casa, un ristorante, una macchina altrettanto intonsi. Sulla pulizia rituale non si scherza. Tokyo è vuota, tipo ferragosto. Tutti quelli che possono tornano a casa dei genitori. La capitale normalmente è abitata da persone venute da fuori. Negli orari normalmente di punta i treni sono vuoti, fa un effetto un po’ straniante. Tutto è decorato con rami di pino e bambù, spesso le strade sono pavesate con la bandiera nazionale del Giappone, tanto per aggiungere un po’ di amore nazionale alla celebrazione. I negozi sono chiusi. È forse l’unico momento in tutta la vita annuale a Tokyo in cui un italiano può, ridacchiando, lamentarsi che i giapponesi non hanno voglia di lavorare. Il primo gennaio è impossibile comprare alcunché nei negozi (in realtà i minimarket-combini sono aperti), ma soprattutto per tutto il periodo delle feste è impossibile fare la cosa che avrei voluto di più: andare […]
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Mi piace nuotare: non sono particolarmente bravo e anzi ho imparato da solo, ma è l’attività sportiva che mi piace fare di più. A Tokyo ogni circoscrizione ha almeno una palestra pubblica con piscina; sono sempre tenute bene, anche se a volte si trovano in edifici vecchi che avrebbero bisogno di ristrutturazione. Amo molto le piscine delle circoscrizioni di Bunkyo e Shinjuku, e mi piace molto scoprire cosa si nasconde nelle altre zone della città, quindi ieri sono andato a provare il grande centro sportivo chiamato Tokyo Taiikukan, sottotitolato in inglese Tokyo Gymnasium. Lo stabile è del 1954 e nacque come stadio per i campionati mondiali di lotta, poi fu usato per la ginnastica nelle olimpiadi del 1964 e nel 2020 sarà lo stadio del tennistavolo. È stato rimodellato nella forma attuale negli anni 80 e a dirla tutta è molto bello, anche se vorrei trovare delle foto di come si presentava prima, cosa che non mi è riuscita ancora. Voglio capire quanto fosse simile alle architetture romane di Nervi – sono sempre alla ricerca di parallelismi architettonici tra Roma e Tokyo. Ha una piscina olimpionica, che dopo anni di vasche di 25 metri richiede un po’ di rispetto. […]
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Arrivati a questo punto, penso che dovrei parlare della zona in cui abito. Shinjuku è uno dei 23 KU in cui è suddivisa l’area metropolitana di Tokyo; si possono definire le circoscrizioni, ma in realtà sono come delle città indipendenti tra loro. Shinjuku è la sede del governo metropolitano di Tokyo e ha la stazione più frequentata del mondo. L’impatto più forte con Shinjuku è l’immagine dei palazzoni, la folla che sciama ai semafori, nei negozi, sui marciapiedi. Ma la città di Shinjuku ha anche scenari completamente diversi e io -da sempre amante della Tokyo est- sto cominciando ad apprezzarla. In particolare mi piace il grande parco di Shinjuku gyoen, che si fa pagare per l’ingresso ma ha 3 diversi paesaggi: un giardino tradizionale giapponese, uno fatto all’inglese e poi un giardino all’italiana sul modello di quelli francesi. A Shinjuku ci sono molte zone belle dove passare la serata bevendo, strade e anfratti minuscoli che è bello conoscere gradualmente esplorando tutte le osteriucole nascoste. Ecco, mi sa che Shinjuku diventerà una piccola serie qui su pesceriso, da usare come guida.
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Domenica si sono concluse le operazioni di voto per il parlamento giapponese. I seggi sono rimasti aperti 10 giorni per stimolare l’affluenza al voto che comunque è rimasta molto bassa come sempre (circa 53%). Convocate il 25 settembre, queste elezioni sono state una sfida del primo ministro Shinzo Abe, leader del partito liberal-democratico JIMINTO che ha la maggioranza schiacciante in parlamento. Per farla breve ha stavinto, in alleanza con il partito buddhista KOMEITO, stracciando la sindaca di Tokyo, Yuriko Koike che, uscita dal partito di maggioranza e presentatasi alla testa del “partito della speranza”, ha preso una batosta. Adesso si dedicherà ai preparativi delle famigerate (almeno su questo blog) olimpiadi del 2020 (visto che non si è mai dimessa da sindaca) e probabilmente si consolerà con il vino frizzante che fanno in Francia, da dove ha seguito e commentato i risultati delle elezioni. E gli altri partiti? E l’opposizione? Il partito chiamato democratico non esiste più, si è sciolto poco prima delle elezioni e molti dei suoi uomini sono confluiti a formare il partito costituzional-democratico RIKKEN MINSHUTO. Ecco, a loro è andata abbastanza bene perché hanno avuto il 19% dei voti e 55 seggi in parlamento. Come dice il nome, […]
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