Takuto è un negozio a due piani nel quartiere dei librai, Jimbōchō. Si tratta di un ricettacolo di libri vecchi, principalmente pubblicazioni varie e riviste degli anni ’70 e ’80.Si trovano poster degli idol un po’ cotonati di quegli anni, i bizzarri CD singoli che evidentemente giravano all’epoca, e 45 giri disparati.La libreria ha un angolo fornitissimo di CD italiani, cantautori e gruppi dal folk al pop al rock, che i giapponesi unificano sotto il nome “canzone” detto così in italiano.Se ingrandite un po’ l’ultima foto vedrete delle perle tra cui Mina, Mino Reitano, Litfiba, Marchi vari (Masini e Mengoni).#omisetokyo
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A Tokyo, Jimbōchō è il quartiere di riferimento per i bibliofili: c’è una infilata di negozi di libri vecchi, nuovi e antichi. Uno di questi è lo storico Seishindō, riconosciuto come patrimonio urbano anche dalla municipalità di Chiyoda.Seishindō è una libreria antiquaria dove si trovano volumi giapponesi dall’epoca Edo in avanti. È un negozio per chi sa cosa cerca, sa dove trovarlo e conosce il valore dei libri pregiati. Il periodo Edo ha visto l’esplosione dell’editoria, visto che le case editrici dovevano fare fronte alla richiesta di pubblicazioni da parte della popolazione pesantemente alfabetizzata della capitale.Il personale di questa libreria, gentile e preparato, mi ha mostrato tra le altre cose delle edizioni di lusso in inglese e tedesco di libri di Lafcadio Hearn su carta che sembra un tessuto.Non ce l’ho fatta e ho acquistato quello che rimane di un libretto di epoca Edo, probabilmente versi da cantare accompagnandosi con lo shamisen. #omisetokyo
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Akihabara è la città elettrica e degli otaku, ma è affascinante anche per i negozi antichi. In alcune zone sembra un mercato dove comprare i componenti per costruirsi da soli una radio o un quadro elettrico, e poi ci sono edifici veramente antichi tipo questo: la merceria Okashō. È come quella dove la nonna ti portava a comprare la fettuccia o i bottoni, solo che questa è a Tokyo quindi ci sono le porte scorrevoli di legno e vetro, il cemento per terra e fuori sono esposti appendini, bottoni e quelle piccole assi da stiro da appoggiare sull’asse da stiro grande per fare le maniche. Sto fotografando l’esterno quando la signora mi sgama, mi fa un sorriso e un cenno di assenso, allora mi affaccio dentro il negozio per dire che sto facendo qulche foto e lei si affretta a prendere un foglio da una risma che tiene dietro il bancone: è un fotocopia della pagina del libro #bottegheditokyo che la riguarda. Mi dà anche -provvidamente- un elastichino per arrotolarla, poi dà il cambio a (credo) sua figlia e scappa via con la bici prima che le possa chiedere di concedermi un ritratto. Prossima volta. Fine prima puntata di #omisetokyo
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Concerto Hiromi Uehara + quartetto d’archi Silver Lining Tour 9.12.2021 Guardo il manifesto del concerto e mi chiedo: è possibile conciliare un quartetto d’archi con la musica jazz senza sfondare quella sottilissima parete che separa l’essenza del genere più cool dai manierismi?Vale la pena provare: la sala da concerti Orchard Hall dentro il complesso Bunkamura, a Shibuya, è piena. Cioè sarebbe piena se non per il fatto che tra ogni gruppo di persone del pubblico venute insieme c’è un posto lasciato libero: organizzazione certosina in questa fase di pandemia a basso voltaggio.Questo è il terzo concerto dal vivo in cui ascolto Hiromi Uehara (fuori dal Giappone conosciuta semplicemente come Hiromi): la prima volta è stata a Udine dove ha suonato con Anthony Jackson e Simon Phillips, nell’estate 2015, poi due anni fa un meraviglioso concerto da solista a Yokohama (Era il tour dell’album Spectrum) e stasera qui. Amo la bravura compositiva di Hiromi Uehara, la trovo perfettamente calibrata sul suo pianismo, pieno di potenza percussiva, moderno ma non troppo ripulito né involuto. Guardarla suonare dal vivo è un’esperienza inebriante, ha un senso della musicalità ma soprattutto una tecnica soprannaturale: una volta mi sono fatto prestare il binocolo e in alcuni […]
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Un po’ qui a Tokyo la situazione dei contagi è migliorata tantissimo, un po’ dicembre è la il mese della musica, delle sale da concerto, delle feste di fine anno, un po’ dopo un anno e mezzo abbondante di attività fatte solo attraverso uno schermo la gente ha voglia di uscire e partecipare a qualcosa, insomma per tutti questi motivi questo mese il calendario di tutti è pieno di concerti e altri eventi musicali. Ho pensato di scrivere alcune recensioni delle serate. Cominciamo con la prima: 5 dicembre 2021, Una storia di Shō, Nakano Salon T Lo shō, un organo a bocca, non è uno strumento unicamente giapponese, anzi è usatissimo in Cina e in tutta l’Asia sud-orientale. In particolare l’ho sentito molto in Laos. In Giappone comunque appena introdotto è subito asceso al rango di strumento delle classi nobiari: è irrinunciabile per suonare la musica imperiale a cui conferisce una sonorità sognante, immateriale. Questa musica, chiamata Gagaku, è considerata da qualcuno la più noiosa in assoluto tra quelle prodotte dal genere umano, ma ovviamente questo è un giudizio sbagliato. Dopo secoli in cui lo shō è rimasto confinato nel suo ruolo di accompagnamento della musica imperiale, recentemente degli strumentisti […]
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