Sendagi, uno dei caseggiati che dà il nome al quartiere YANESEN (gli altri due sono YAnaka e NEzu), è un piacere da visitare a piedi. Ci sono negozietti di dolci, biscotti, fritti, gelatine e tutto quello che stimola la golosità. Questa bottega, in particolare, è un monumento: vende senbei (crackers di riso) fatti a mano e insaporiti in 4 modi diversi: salsa di soia, tè verde, zucchero e al peperoncino. Kikumi senbei si trova sulla strada chiamata Dango Zaka (la salita delle polpette di riso) dal 1875. Io ho comprato 3 sembei quadrati (una forma che rimanda all’antica concezione quadrilaterale dell’universo secondo i cinesi, basata sui punti cardinali) con una leggera glassa dolce, l’ideale per accompagnare il tè del pomeriggio. La signora li ha estratti dagli espositori a cassetti di vetro su cui sono appoggiate le boccie di vetro che fanno molto farmacia italiana degli anni ’70-’80, da cui il dottore estraeva una caramella allo zucchero se eri stato buono
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Il negozio di dolci Nezu Kintarō Ame si trova giustappunto nel quartiere di Nezu e vende praticamente solo caramelle. Prevalentemente dei tipi che andavano di moda nell’epoca Showa (1926-1989). Il negozio mantiene evidentemente l’aspetto che ha conservato negli ultimi decenni, e lo gestisce un signore molto anziano. Si trova sulla strada che porta a un grande santuario, la via strategica da cui passano le famiglie con i bambini, e gli espositori sono ad altezza di piccolini.Gli ingredienti dei dolci venduti qui sono, per un europeo, piuttosto esotici e inaspettati: caramelle al sesamo nero e farina di soia, caramelle al sale, ma il pezzo forte che dà il nome all’insegna è la caramella di Kintarō (kintarō ame), un eroe mitologico di queste parti. È un bastoncino che si taglia rivelando in sezione la faccia del piccolo ragazzino eroico. Il procedimento con cui si prepara è ipnotico, cercatelo on line.#omisetokyo
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Takuto è un negozio a due piani nel quartiere dei librai, Jimbōchō. Si tratta di un ricettacolo di libri vecchi, principalmente pubblicazioni varie e riviste degli anni ’70 e ’80.Si trovano poster degli idol un po’ cotonati di quegli anni, i bizzarri CD singoli che evidentemente giravano all’epoca, e 45 giri disparati.La libreria ha un angolo fornitissimo di CD italiani, cantautori e gruppi dal folk al pop al rock, che i giapponesi unificano sotto il nome “canzone” detto così in italiano.Se ingrandite un po’ l’ultima foto vedrete delle perle tra cui Mina, Mino Reitano, Litfiba, Marchi vari (Masini e Mengoni).#omisetokyo
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A Tokyo, Jimbōchō è il quartiere di riferimento per i bibliofili: c’è una infilata di negozi di libri vecchi, nuovi e antichi. Uno di questi è lo storico Seishindō, riconosciuto come patrimonio urbano anche dalla municipalità di Chiyoda.Seishindō è una libreria antiquaria dove si trovano volumi giapponesi dall’epoca Edo in avanti. È un negozio per chi sa cosa cerca, sa dove trovarlo e conosce il valore dei libri pregiati. Il periodo Edo ha visto l’esplosione dell’editoria, visto che le case editrici dovevano fare fronte alla richiesta di pubblicazioni da parte della popolazione pesantemente alfabetizzata della capitale.Il personale di questa libreria, gentile e preparato, mi ha mostrato tra le altre cose delle edizioni di lusso in inglese e tedesco di libri di Lafcadio Hearn su carta che sembra un tessuto.Non ce l’ho fatta e ho acquistato quello che rimane di un libretto di epoca Edo, probabilmente versi da cantare accompagnandosi con lo shamisen. #omisetokyo
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Akihabara è la città elettrica e degli otaku, ma è affascinante anche per i negozi antichi. In alcune zone sembra un mercato dove comprare i componenti per costruirsi da soli una radio o un quadro elettrico, e poi ci sono edifici veramente antichi tipo questo: la merceria Okashō. È come quella dove la nonna ti portava a comprare la fettuccia o i bottoni, solo che questa è a Tokyo quindi ci sono le porte scorrevoli di legno e vetro, il cemento per terra e fuori sono esposti appendini, bottoni e quelle piccole assi da stiro da appoggiare sull’asse da stiro grande per fare le maniche. Sto fotografando l’esterno quando la signora mi sgama, mi fa un sorriso e un cenno di assenso, allora mi affaccio dentro il negozio per dire che sto facendo qulche foto e lei si affretta a prendere un foglio da una risma che tiene dietro il bancone: è un fotocopia della pagina del libro #bottegheditokyo che la riguarda. Mi dà anche -provvidamente- un elastichino per arrotolarla, poi dà il cambio a (credo) sua figlia e scappa via con la bici prima che le possa chiedere di concedermi un ritratto. Prossima volta. Fine prima puntata di #omisetokyo
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