Tokyo, 5 dicembre, 231 giorni alle Olimpiadi Che cos’è la città? Sicuramente ognuno ha una risposta personale e unica, basata sulla sua esperienza, sul lavoro, gli interessi e mille altri fattori. Ogni città può essere rappresentata con una serie di mappe, ognuna ritagliata su un certo argomento, un interesse particolare, ed estremizzando questa idea si arriva alla mappa personale, quella creata da e per un individuo.Ayako Sato è un’artista che ha partecipato alla mostra “Hirogaru Chizu” al museo di arte contemporanea di Tokyo. Nell’opera di Ayako la zona del museo (Kiba/Shirakawa) è descritta attraverso il racconto di 10 persone comuni che ci hanno abitato dagli anni ‘60 ad oggi. A ogni intervistato corrisponde una serie di ricordi scritti e posizionati sulla mappa della zona: edifici, parchi, ponti, linee di trasporti pubblici, ricordi familiari. Lo stesso posto diventa così una galassia che si moltiplica per le persone che lo vivono e per il tempo lungo il quale la zona si trasforma. Ho incontrato Ayako e la sua curatrice per una chiacchierata qualche giorno dopo la fine della mostra. Ayako ha abitato in molti posti e quando ha cominciato a preparare questa mostra, lavorando in questa zona ha scoperto che suo nonno era originario di qui, […]
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Nel mio quartiere c’è un piccolissimo santuario consacrato alle volpi, si chiama Inari. Nella vita quotidiana ha il ruolo di edicola, la gente che ci passa davanti a volte si ferma -specie gli anziani, ho notato- volge la fronte al piccolo altare, si inchina e poi prosegue. Il concetto è poetico, ma il tutto è contenuto in una copertura di metallo ondulato vecchio e rovinato. Intendiamoci, mi piace molto l’altarino e il fatto che l’immagine stessa dello shinto sia di fronte a un tempio buddhista mi dà pace. Accanto c’è un arbusto che cresce tra l’asfalto e il muro di cinta di una centralina elettrica, in un pezzetto di terra che non si sa come abbia trovato. Per me non è mai stato niente di più che un baraç, come si direbbe in friulano: una di quelle piante selvatiche che riempiono i greti dei torrenti, né albero né cespuglio, insomma una pianta infestante inutile. Poi l’anno scorso la lezione più giapponese che potessi ricevere: questa pianta è fiorita e ha mostrato dei petali viola intenso, i fiorellini uscivano direttamente dai rami sgraziati. Ho capito che è una pianta che ha un nome (che non mi ricordo) e un certo prestigio, […]
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Ho visitato una mostra, si chiama The Landscape of National Higher Education Buildings in the Meiji Era, all’archivio nazionale di architettura moderna. Sì, è una cosa specifica, troppo specifica, forse da otaku. Io non sono nemmeno così esperto di architettura, però la mostra mi ha fatto capire alcune cose suggestive. Oggi è l’anniversario della fondazione del Paese, una festa istituita quando il Giappone è entrato nella modernità. La fine dell’epoca Edo e l’ingresso in quella Meiji. Spesso si parla di rivoluzione Meiji (o anche restaurazione, che è una specie di paradosso) e sicuramente il Giappone è cambiato completamente e velocissimamente. Questa mostra mostra lo sforzo epocale di creare una rete di scuole per l’educazione superiore delle elités che avrebbero dovuto dirigere uno stato moderno e potente, partendo dallo studio di medicina e diritto, poi agraria, ingegneria, discipline navali, tessitura. Scuole specialistiche che sono diventate poi università, prima a Tokyo e poi via via nelle grandi città a ovest, Kyoto e Hiroshima. Alla fine anche l’architettura e l’arte hanno avuto i loro istituti, sempre chiamando progettisti, insegnanti e presidi dall’Europa o dall’America. In pochi anni le fasce di popolazione che potevano frequentare gli istituti hanno completamente cambiato faccia assumendone una che […]
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