Sul kabuki ci sono librerie intere di testi che spiegano questa arte meglio di quanto possa fare io in questo post. Qui c’è quello che il kabuki è per me, un italiano amante dell’opera. La prima volta al teatro Kabuki-za di Ginza, quando si è aperto il sipario sono rimasto paralizzato e dopo 10 minuti mi sono accorto che la mascella mi era rimasta giù: devo aver avuto una faccia da personaggio sbalordito dei cartoni animati. Il Kabuki crea la meraviglia con costumi, musiche, trucchi, coreografie e storie che risucchiano il pubblico. È un teatro nato per la classe media delle città, sofisticato abbastanza per ricercare l’eleganza e allo stesso tempo rimasto ancorato a storie e rappresentazioni semplici. (Qui uno spettacolo a quello della mia prima esperienza) Da qualche parte ho letto che mentre il teatro occidentale rappresenta, il Kabuki presenta. Ci penso sempre e mi sembra la via più utile per capirlo, o forse goderselo senza volerlo capire troppo. Il pubblico del Kabuki non vuole imparare niente, non cerca messaggi, ma solo la bellezza della storia fatta di recitazione, musica e movimenti scenici. Le vicende riguardano condottieri, guerrieri, dame (impersonate da attori in travestimento), bambini, monaci, commercianti, poveri cristi […]
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